Storia della Borgata Santa Lucia

Pubblicato giorno 13 febbraio 2022 - Parrocchia, Senza categoria

 

Il territorio che si chiama Borgata Santa Lucia è delimitato dalla Bi’e Casteddu (via Cagliari), ora via 1°Maggio a sud, dal Riu Mortu ad ovest, dalla via Trieste a nord e dal Riu Nou ad est.

Fin dall’eneolitico costituiva la propaggine meridionale del villaggio prenuragico di “Su Coddu” che si spingeva fin sull’orlo dello stagno di Molentargius. Col passare dei secoli, per vicende storiche e climatiche, tra cui l’innalzamento del livello delle acque, divenne una palude malsana ed infestata dalle zanzare “anopheles labranchiae” portatrici di malaria, che fu per millenni una malattia endemica in Sardegna. Il centro abitato di Selargius si sviluppò circa 2 chilometri a nord est,  lasciando in completo abbandono il territorio dell’attuale borgata. Il Riu Nou è un canale artificiale costruito tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo per raccogliere le acque di un torrente che proveniva dalle alture situate a nord est e che in occasione di forti piogge si ingrossava a tal punto da inondare l’intero abitato. La costruzione di questo canale e del relativo ponte isolò ancor di più il territorio della futura Borgata.

Al termine della 2° guerra mondiale tutta la Sardegna fu bonificata con il sistematico uso del DDT lanciato dagli aerei, e questo ebbe come effetto l’eradicazione delle zanzare anofele. Ciò ebbe effetti anche nocivi, e non liberò le zone umide dalle altre specie di zanzare (1946).

Circa un decennio dopo il territorio fu acquistato da diverse persone, tra cui l’ing. Porrà, Polidori, Radaelli ed altri.

Fu abitato a partire dal 1956 dalla famiglia di Gavino Pala, proveniente da Ittireddu (SS) , che con la sua consorte, un fratello e 7 figli, prese un terreno in affitto dall’ing. Porrà, costruì una casa nell’attuale via Grazia Deledda, allora un viale di mimose, e impiantò una vaccheria e la coltivazione di carciofi ed ortaggi. Questa attività perdurò fino alla metà degli anni 60 c.a, allorché i Pala chiusero la vaccheria ed acquistarono un lotto tra le vie Manno e Giò Maria Angioj, dove costruirono un’altra casa.

Dal 1960 al 1967 vennero acquistati alcuni terreni lungo la via Grazia Deledda, la via Pais, la via Ciusa, la via Don Bosco, la via Cagliari, la via Manno e la via Giò Maria Angioj, e costruite alcune case, in prevalenza con attività agricole ed artigianali, ma anche abitative. Da segnalare alcune pollerie, poi trasformate in negozi di generi alimentari e bar, l’autocarrozzeria tra la via don Bosco e la via Ciusa, la Falegnameria Industriale di Rundeddu nella via Ciusa.

La maggior parte degli abitanti provenivano da svariate località della Sardegna (Gairo, Osini, Aritzo, Cagliari), tranne i F.lli Rundeddu che erano Selargini.

I vari proprietari lottizzarono i terreni e attivarono le procedure per chiedere al Comune di cambiare il Piano Regolatore e trasformare il territorio della Borgata in terreno edificabile e area residenziale.

Intanto vennero costruite alcune case nelle vie Ciusa, Siotto Pintor, Pais, Cambosu, Dessy e Monsignor Spano, ortogonali alle vie Don Bosco, Grazia Deledda e Caput e parallele tra loro.

Durante gli anni 60 i Salesiani acquistarono la striscia di terreno situata tra le vie 1° Maggio via Don Bosco e Manno (dove comprarono anche un caseggiato a 2 piani che è l’attuale oratorio). Mentre all’angolo della via 1° Maggio e  via don Bosco inizialmente rimase comunale un lotto dove c’era un caseggiato abbandonato che era stato il mattatoio. La proprietà proseguiva fino all’attuale viale Vienna.  Subito i Salesiani  cominciarono a costruire una casa e la scuola professionale. Prese forma così l’Istituto San Domenico Savio, che fu inaugurato nel 1968, attivando fin dai primi anni un embrionale oratorio nel cortile.

Una volta costruita la casa per i sacerdoti, il caseggiato preesistente  fu per alcuni anni usato come convitto per seminaristi provenienti da altre zone della Sardegna, poi come scuola elementare ed in seguito divenne l’oratorio. Alla fine degli anni 70 acquistarono anche il lotto con l’ex mattatoio e lo ristrutturarono per trasformarlo in Chiesa che fu Vicaria dal 1979 fino al 1983, poi eretta in Parrocchia.

Alla fine degli anni 60 fu costruito un primo lotto di edilizia popolare, un complesso multipiano tra le attuali via Della Resistenza e via Mosca, di fronte allo stadio di calcio già esistente, a cui si aggiunsero durante gli anni 70 altre villette a schiera nelle via Caput e Londra, con le varie traverse.

Nel 1975 furono ultimate una serie di una decina di palazzine lungo l’attuale via Pira e Piazza Giovanni XXIII  ad angolo con via don Bosco.

Questo aumentò considerevolmente il numero degli abitanti del quartiere e stimolò altre costruzioni e l’arrivo di molti abitanti in minima parte da Selargius, ma soprattutto da Cagliari.

Tra gli anni 80 e 90 vennero lottizzati i terreni tra la via Grazia Deledda e via Pira e fino ad arrivare alla via Caput, col prolungamento delle traverse di via don Bosco. Contemporaneamente sono state costruite grandi ville lungo la via Pira fino al viale Vienna e lungo la via Parigi e la via Tirana e le varie traverse, fino ad arrivare a via Trieste. Inoltre è stato costruito il complesso Miramare tra le vie Pais, Caput e Pira, confinante con l’attuale Piazza Maria Ausiliatrice.

Nella lottizzazione esistente tra la via Manno e la via Giò Maria Angoj è stata costruita una traversa di via Manno, con diverse diramazioni , che ha permesso di costruire nuove case, complesso chiamato allora Parco Verde.

Lungo l’ultima parte della via Pira si è lasciato un considerevole spazio adibito a verde, che negli anni è diventato piazza Padre Pio, con la sistemazione di una sua statua.

Nel 1998 è stata chiusa e poi demolita la Falegnameria industriale in via Ciusa.

Nel 2000 al suo posto è terminata la costruzione di una serie di villette, quasi tutte con tipologia bifamiliare.

Alla fine di via della Resistenza un grande lotto è stato dato in uso per una grande palestra, mentre tra la via Pira e viale Vienna è stato abbandonato un campetto di calcio, che il Comune ha solo recintato e mai destinato ad altro uso.

Nel campo tra le vie Pais, Grazia Deledda e Pira è stato costruito il centro sociale di aggregazione.

Dal 2000 ad oggi il quartiere è tutto costruito ad eccezione di un lotto dietro la via Atene (dove sono stati trovati reperti archeologici) ed un altro grande lotto tra la fila di case a destra di viale Vienna, la via Tirana e via Trieste.

A cura di Carla Cassanello